Le domande più frequenti sul nostro programma di sostegno alle famiglie delle baraccopoli di Nairobi
1. A quanto ammonta la donazione per diventare un sostenitore del progetto #Famiglie? Il contributo è personalizzabile in base a quanto vuoi donare tu. Per sostenere il progetto di sostegno comunitario, la donazione mensile parte da 9 euro al mese e potrai scegliere tra 4 fasce di contributo: 9, 15, 25 o 50 euro. Anche la frequenza della donazione è personalizzabile in base alle tue esigenze. Puoi scegliere se fare la tua donazione ogni mese, ogni sei mesi oppure una volta all’anno.
2. Come sarà utilizzata la mia donazione? La tua donazione viene utilizzata per sostenere la comunità degli slum di Dandora e Korogocho attivando quello che chiamiamo il ciclo del sostegno. Il budget che abbiamo a disposizione viene utilizzato per acquistare e distribuire i pacchetti alimentari alle famiglie. Il pacchetto alimentare base è composto da farina di mais, lenticchie e olio per cucinare che vengono consegnati una/due volte al mese nelle quantità adatte al sostentamento del numero dei componenti della famiglia. Nei casi più estremi, consegniamo anche acqua e legna per il fuoco. Inoltre, utilizziamo le donazioni per garantire l’assistenza sociale a queste famiglie attraverso il lavoro di una nostra social worker che le visita regolarmente indicando le problematiche, segnalando le situazioni più drammatiche che necessitano un intervento immediato, segnalando le famiglie del programma che sono pronte per la fase successiva del ciclo del sostegno. Ricordiamo che in tutto il Kenya non esiste né diritto alla salute né il welfare e tutto è a pagamento. La terza azione è l’attivazione di programmi di micro-credito o IGA (Income Generating Activity), per supportare la nascita o la ripresa delle piccole attività lavorative che prima permettevano a queste famiglie di sostenersi almeno dal punto di vista alimentare e che a causa del lockdown non possono più lavorare.
3. Quante famiglie sostiene Dada Maisha? Mentre scriviamo (giugno 2020) il numero di famiglie che stiamo sostenendo è 100. Che corrispondono a circa 500 persone. Il nostro obiettivo è di fare entrare nel ciclo del sostegno circa 30/50 nuove famiglie ogni tre mesi e nel tempo ci auguriamo di vedere uscire dal programma i nuclei famigliari che sono riusciti a risollevarsi. Per darti un’idea più chiara, negli slum di Nairobi vivono circa 3,5 milioni di persone. Considerando una media di circa 7 persone a famiglia, stiamo parlando di 500 mila nuclei famigliari che hanno bisogno di essere aiutati con urgenza.
4. Dove vivono esattamente le famiglie che entrano nel programma di sostegno comunitario? Tutte le famiglie del programma vivono all’interno delle due baraccopoli dove da anni sviluppiamo i nostri progetti scolastici e non solo: gli slum di Dandora e Korogocho. Questi sono solo due dei 100 slum che si trovano nella città di Nairobi, a pochi chilometri dal centro. Queste persone vivono in baracche fatte di lamiera e costituite da una o due stanze, in cui non c’è corrente elettrica, servizi igienici, né acqua corrente. Si tratta di un contesto in cui malattie come HIV, tubercolosi e gravi patologie polmonari si moltiplicano a causa del sovraffollamento, della promiscuità, della mancanza di cure mediche costanti e dei fumi tossici provenienti dalla scarica a cielo aperto. L’unico modo per queste persone per pagare l’affitto della baracca e acquistare del cibo è lavorare in nero all’interno della discarica, facendo le pulizie in casa di altri o vendendo cibo o prodotti ai margini delle strade della baraccopoli.
5. Quando si parla di micro-credito per sostenere la ripresa delle attività lavorative, di cosa si parla esattamente? Si tratta del modo più costruttivo ed efficace per aiutare donne e uomini a intraprendere o risollevare un’attività in proprio e, allo stesso tempo, responsabilizzarli nella gestione del prestito. Quando parliamo di “attività in proprio” ci riferiamo ai venditori di verdura o altri prodotti in piccole baracche o “bancarelle” ai bordi delle strade degli slum, ai tassisti che trasportano persone sulle loro motociclette, ai venditori ambulanti di canna da zucchero, chapati e altro, e così via. La possibilità di accedere al micro-credito permette a queste persone di acquistare materiali e prodotti per la propria attività senza dover ricorrere a prestiti di strozzini e criminali. Per coloro che lavorano in discarica, poter avviare una piccola attività in proprio non solo è motivo di orgoglio, ma dà loro la possibilità di svolgere un lavoro dignitoso e sicuramente meno pericoloso. Con un prestito iniziale di 50 euro, possiamo assicurare a queste persone di poter avviare o risollevare al meglio la loro attività.
6. Quanto tempo dura o dovrebbe durare il mio sostegno? La risposta a questa domanda è che dipende da te, non c’è alcun obbligo temporale. Ma allo stesso tempo, per noi è estremamente importante poter contare sulla regolarità delle donazioni per un certo periodo, perché in questo modo possiamo pianificare il nostro budget e i nostri interventi nel tempo. Detto questo, ogni contributo è fondamentale per continuare a fare quello che facciamo e ti ringraziamo fin d’ora per quanto potrai e vorrai fare come sostenitore.
7. Mi piacerebbe saperne di più e capire esattamente come vengono impiegate le risorse che ricevete tramite le donazioni. Certamente. Per noi è molto importante che i sostenitori sappiano esattamente quello che facciamo perché in questo modo costruiamo un rapporto di fiducia reciproca nel tempo. Ti invieremo tre volte all’anno il Report di Progetto per raccontarti tutto quello che abbiamo fatto. Tra le varie informazioni, saranno due i KPI (indicatori di performance) principali: il numero di nuove famiglie che sono entrate nel programma e, nel tempo, quelle che ne sono uscite perché sono riuscite ad uscire dalla situazione di emergenza in cui si trovavano.
8. Il Coronavirus non si è diffuso in Africa come in Europa. Perché parlate di emergenza lockdown? E’ vero, in Africa i numeri dei contagi e delle morti non sono così alti come in Europa, ma in Kenya e in altri paesi africani il lockdown sta causando danni irreversibili per la sopravvivenza di tutti. Le misure contenitive imposte dal governo sulla scia di quelle prese in Europa, hanno completamente ignorato le condizioni di vita della popolazione keniota, soprattutto di quella degli slum. A causa della chiusura delle scuole moltissimi bambini non hanno avuto il loro pasto garantito ogni giorno, che di solito viene distribuito nelle aule. Il divieto di lasciare la propria abitazione ha di fatto impedito a uomini e donne di andare al lavoro e di guadagnare almeno qualche scellino. Le famiglie delle baraccopoli non hanno patrimoni o conti in banca e quello che guadagnano ogni giorno (meno di 2 dollari) viene usato per mangiare e pagare l’affitto della baracca. Per loro non ci sono né cassa integrazione, né welfare. Non lavorare significa letteralmente non mangiare. E la mancanza di cibo si rivela fatale per persone con gravi malattie croniche o a stadi già avanzati di malnutrizione. Insomma, il lockdown ha innestato un domino di danni collaterali che a lungo termine potrebbero diventare irreversibili.
9. La mia donazione è detraibile fiscalmente? Sì. Come tutte le donazioni solidali, il tuo contributo è deducibile o detraibile nella dichiarazione dei redditi. Ti invieremo il riepilogo delle tue donazioni da presentare al tuo commercialista o CAF di fiducia. Clicca qui per maggiori informazioni su detrazioni e benefici fiscali.